L’Allevamento del pesce ha avuto un grande sviluppo con Ferdinando IV di Borbone.
Al Re, che amava la cucina di pesce, si deve la costruzione nel 1769 della Peschiera Grande nella Reggia di Caserta.
Si tratta di un vero e proprio lago artificiale lungo 270 metri, largo 105 metri e profondo 3 metri, posto al centro di una radura del Bosco Vecchio.
Qui vennero allevati i pesci trasportati in loco dai fiumi e dai laghi della provincia di Caserta per servire la mensa reale. Tra le specie autoctone vennero allevate carpe, trinche, persici, anguille e lucci. Ancora oggi nel grande specchio d’acqua la fauna ittica è presente con esemplari di carpe, persico e trote.
Il Re, che era ghiotto anche di molluschi, fece incrementare la coltura delle ostriche.
Nelle acque del lago Fusaro venne realizzato un allevamento di ostriche fatte arrivare da Taranto. La tecnica di allevamento traeva origine da quella che era stata utilizzata dagli antichi Romani nelle lagune flegree.
Furono prodotte svariate migliaia di libbre di ostriche da immettere sul mercato a buon prezzo sia a Napoli che sulle rive stesse del lago.
Già a partire dal ‘700 veniva dedicata attenzione al rispetto delle specie e dei loro periodi riproduttivi, infatti la vendita era consentita esclusivamente nei mesi con la “R”, mentre da maggio ad agosto era severamente vietata in modo da consentire il ciclo riproduttivo dei molluschi.
Il professor Maurice Coste inviato, nel 1842, dal governo francese proprio per studiare l’allevamento delle ostriche del Fusaro, gridò ad un miracolo che andava “fatto anche in Francia”. Alle sue note, tratte osservando le fiorenti coltivazioni di ostriche attuate dai Borbone, si deve l’espansione dell’ostricoltura in Francia, Paese che oggi rappresenta nell’immaginario collettivo degli Europei la patria per antonomasia di questi prelibati frutti di mare.