L’uomo e il mare, una storia di devozione e rispetto
Una tradizione lunga millenni quella tra le popolazioni umane e l’acqua, segnata da scoperte e conquiste, rispetto della natura e dei suoi meravigliosi prodotti.
In Italia si hanno testimonianze di questo incontro già dal 9000 a.C. in alcuni graffiti nella Grotta del Genovese, a Levanzo, i quali ritraggono momenti di pesca, ma sono da attribuire agli egizi i primi di sistemi avanzati di cattura del pesce.
Fu così che, intrecciando fibra di palma o lino, furono inventate le reti ed è con esse che il presente può ritornare alle origini della pesca, quella sostenibile.
Un presente da cambiare per un futuro al passo con le esigenze del mare
Attualmente, molti metodi messi in campo dalle flotte pescherecce risultano dannosi per gli habitat marini, in quanto sono volti a massimizzare il pescato nel minor tempo possibile.
Questo atteggiamento è diventato l’emblema dell’insostenibilità e delle catture accidentali, che parlano di 7 milioni di tonnellate di pesci rigettati -spesso morti- in mare e di fondali distrutti.
Cosa possiamo fare per evitare questo sfruttamento del patrimonio marino preservandolo per il futuro?
La parola d’ordine è una: equilibrio, tra uomo, acque, pesci e tempi della natura.
La cattura nel rispetto del mare
L’Unione Europea sta attuando iniziative per la protezione dei mari, tra cui diminuire le giornate lavorative dal 10% fino al 40%, al fine di ridurre lo sforzo di pesca: in questo modo, si darà alle acque il tempo necessario al ripopolamento.
Questo e altri progetti, tuttavia, risultano un approccio ancora timido e altri gesti devono supportarli, come le scelte individuali dei consumatori e pescatori, cuori pulsanti del possibile cambiamento.
Come possiamo, quindi, contribuire per migliorare le condizioni dei mari?
I consumatori, scegliendo specie meno note -ma altrettanto gustose e nutrienti- della piccola pesca artigianale e acquistando prodotti da pesca e acquacultura certificata.
I pescatori, invece, attraverso metodi di pesca sostenibili che si distinguono per l’uso di attrezzi selettivi, a basso impatto ambientale e che rispettano i limiti naturali del mare.
Le reti da posta: eredità del passato per un presente sostenibile
È proprio dalla tradizione che giunge un metodo di pesca in equilibrio con l’ambiente, ovvero le reti da posta fissa: costituite da una struttura unica ancorata al fondo, si distinguono per la cattura statica delle prede che rimangono intrappolate naturalmente.
La lima da sugheri è costituita da poliammide trecciato, così come la lima da piombi che spesso, anziché averli distribuiti singolarmente, è formata da un'anima di metallo ricoperta da una guaina.
La dimensione della maglia, inoltre, varia a seconda della specie bersaglio, della stagione di pesca e della zona e la cattura avviene per imbrocco, ammagliamento o impigliamento: metodi perfetti e bilanciati.
In questo modo solo le specie della dimensione giusta vengono catturate, mentre quelle più piccole sfuggono dalle maglie.
Chi utilizza queste tecniche e quali sono le principali reti da posta?
Questi metodi vengono tramandati da pescatori con una profonda “cultura del mare”, che da tempo pescano il più possibile nel rispetto dell’ambiente e delle sue specie.
Insieme, consumatori e pescatori sono in grado di cambiare le cose, anche grazie alle tecnologie attuali e alla tradizione millenaria della pesca e dei suoi strumenti, che insegnano quali sono le tecniche da rivalutare per un presente nel rispetto dell’ambiente.
Scopri di più sulle reti da posta sul nostro sito nella sezione “Piccola pesca artigianale”